La fotografia come fatto culturale (03/2011)

Lo dico? Ma sì, dai, che male c’è? L’ho già detto! Si parla spesso di fotografi come si parlasse di calciatori o cantanti, si parla di foto come se fossero goal o canzoni, si commentano i libri o le mostre come fossero interi campionati o album celebri, e molto spesso, chiacchierando del fotografare, è come se ci trasformassimo in allenatori da bar, o cantassimo sotto la doccia. Parlare di Fotografia è però cosa assai meno comune. E si capisce: un po’ perché non è ben chiaro, a quel punto, di che cosa si stia effettivamente parlando; un po’ perché non tutti amano parlare in generale se il soggetto è reale, pratico: una roba che o la fai, o non la fai. E, se la fai, o la fai bene, oppure: aria!

Eppure ci piace molto quando un autore non è solo consapevole della macchina, dei materiali e delle tecniche che usa, non solo di quali soggetti ha scelto e quale tipologia di stile sta seguendo, ma sa anche mettere in comparazione tutto con la storia e il presente della fotografia, con le tendenze del pensiero e della cultura. Ecco, lo sapevo! L’ho detto… Ho usato la parola “cultura”! Mi spiace tenterò di non farlo più in futuro. Però sono all’antica, che volete? Ancora non riesco ad abituarmi al fatto di vivere in un Paese che ha disinvestito così drasticamente e radicalmente dalla formazione, dall’educazione e dalla cultura (ops… l’ho ridetto!).

Una noia, la cultura. No? A chi serve in Paese che si educa con la televisione? In effetti la cultura non dà da mangiare se non a quelli che sanno venderla e, insomma, il massimo della cultura che vendi è il cinema, qualche libro e una manciata tra concerti, mostre e spettacoli di prosa.

Estraiamo da questi pochi libri uno davvero particolare, dai! Sarà banale, per niente nuovo, troppo facile… ma Lezione di fotografia (originalmente: The Nature of Photographs) di Stephen Shore è e resta un investimento per la vita (circa 20 euro: economico, come investimento). Un’opera edita dalla Phaidon Press e che in inglese è sottotitolata “A Primer”: un’imprimitura, uno strato preparatorio, fondamentale, in attesa di ulteriori eventi. E la foto di Ken Josephson scelta da Shore come copertina vale da sola il prezzo del libro.

Artista e autore fotografico tra i più importanti dell’ultimo quarto di secolo e più, Stephen Shore non ha bisogno di presentazioni (in realtà sarebbe pure il caso, ma lascio il piacere al lettore); e così non ne ha bisogno il suo lavoro d’autore di spessore concettuale, di profonda capacità di autoanalisi e comprensione del mezzo e del linguaggio fotografici. E’ quasi un miracolo disporre di un libro scritto (in modo straordinariamente accessibile, anche nell’editing) da un osservatore tanto accreditato e raffinato, un testo che aiuta a vedere la fotografia come fatto stilistico, tecnico, comunicativo, estetico, insomma: culturale. The Nature of Photographs è una raccolta di un centinaio e passa di lavori fotografici, indistintamente tra autoriali e anonime, artistiche, tecniche, scientifiche, commerciali e così via. Capiremo il tenore dell’opera dal titolo delle sue quattro sezioni: il livello fisico, il livello rappresentativo, il livello mentale, modellazione mentale. Ogni foto, o ogni piccolo gruppo di esse, è accompagnato da un breve ed efficace commento che non serve tanto a spiegare storicamente le fotografie, quanto a capire – usando le immagini come esempi – come funzionano le foto e le strutture dei linguaggi basati su di esse.

Ne traggo dal mucchio un paio che mi sembrano esemplari. Nella prima Shore utilizza una propria fotografia del 1975 per spiegare che: «in certe immagini l’inquadratura è attiva. La struttura dell’immagine parte dal frame e lavora verso l’interno». Notevole: concentrarsi a pensare il bordo dell’immagine come il campo di forze col quale sono incernierati, o nel quale sono sospesi, tutti i punti di forza. Un’immagine di Frederick Sommer del 1943 lo aiuta invece a chiarire una cosa semplice e infinita, come: «ad alcune foto capita di avere uno spazio rappresentativo piuttosto superficiale, ma un profondissimo spazio mentale». Se non è cultura questa, allora cos’è? E alla prossima.

© Augusto Pieroni (da FotoCult #74, Marzo 2011)


 

shore

Stephen Shore, El Paso st. - Texas, 1975
Stephen Shore, El Paso st. – Texas, 1975
Frederick Sommer, Glass, 1943
Frederick Sommer, Glass, 1943